Senza Fato

“La vita è composta per un dieci per cento dalle cose che mi capitano e, per il restante novanta per cento dal modo in cui io reagisco ad esse”

Charles Swindoll

Vivere è Amore che esalta, ma non sa essere, e forse non può, senza far male.  Almeno un po’. Per alcuni è Destino. Coincidenze che sorprendono.  Danza di fausto e ferale nella morsa inestricabile e indecifrabile di causalità e fatalità. Essere attori inconsapevoli di un copione in buona parte già scritto  è una delle chiavi di lettura di questo nostro stare senza evidente ragione.

Personalmente non la condivido. In tutta sincerità, penso che non esista un percorso predeterminato.

E’ indubbio che nella nostra esistenza ci siano incontri ed eventi, capaci di sospingerci o travolgerci, senza che noi possiamo prevederne o impedirne lo svolgersi. Eppure, per quanto siamo abili nello sforzarci a cercare ragioni fuori di noi, non potranno mai essere sufficienti a render conto di ogni idillio tradito o di ogni esito che ha saputo farsi traguardo.

Non basteranno a giustificare quel che al cospetto del nostro ultimo orizzonte, quando ogni dettaglio del paesaggio peserà davvero, saremo stati capaci di realizzare, perché allora non avremo bisogno di scuse ma di promesse mantenute, non ci sosterrà l’incertezza di ogni nostra resa, ma la risolutezza delle nostre decisioni.

Inoltre, a pensarci bene, se spesso non possiamo controllare quel che succede attorno a noi, investendoci,  possiamo sempre chiamarci a disporre della nostra risposta a quel che viviamo direttamente o indirettamente.

E potremo educarci ed impegnarci a farlo fino a quando avremo fiato nei polmoni.

No, non esiste un “destino delle nostre scelte” per cui, non può esistere un vero “destino”.

Finché ce n’è,  fermarsi o ripartire, dipende solo da noi.

Quel che scegliamo di fare, e prima ancora di essere, dentro e fuori di noi, ogni giorno della nostra vita, è qualcosa che ci appartiene nel profondo.

Libertà vera.

Quella da difendere ad ogni costo, con la forza di convinzioni che sappiano renderci migliori, perché nascere liberi non ci garantisce dal  consumarci in catene.

Nessun destino dunque.

E’,  per me, certezza incrollabile.

Protegge il passo dal vacillare troppo a lungo, trattenendolo sul sentiero, che nella rete infinita delle occasioni possibili, sulla base di scelte solo mie, ho provato a tradurre in direzione, volgendo le spalle ad ogni vicolo cieco.

Eppure ci sono delle volte in cui barcollo.

Quelle occasioni in cui non vorrei dover scegliere e desidererei solo perdermi.

Lasciarmi trasportare.

Andare.

Comunque sia.

Dove i colori sono sfocati, il tratto sfumato, proprio  come un’emozione, ma puoi guardarci dentro e scoprire un paesaggio inusitato, intriso dalle tinte indelebili di verità che, da sempre, si cullano lì dove non sappiamo arrivare, tra i confini,  spesso artificiosi, di esperienza e desiderio.

Viaggiare, senza dover arrivare.

Sospeso tra cielo e terra,  dentro un cammino senza sentiero, senza prospettive da cercare, senza una direttrice da seguire e, prima ancora, da tracciare, senza ferite da curare o da lasciare.

Solo sentire. Profondo.

Senza un perché che non sia risposta.

Senza l’idea di un fato che non c’è.

Quasi fosse l’affidarmi alla vita la mia vera missione.

Quella che coglie il senso dell’essere.

Ben altra cosa rispetto al suo corso.   

 

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