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Insieme

Landmannalaugar, in partenza per uno straordinario cammino

Dal microcosmo al macrocosmo, siamo testimoni di mirabili sistemi.
Miliardi di cellule a formare organismi viventi, miliardi di stelle a formare galassie.
E miliardi di esseri umani, a formare l’Umanità.
Che, rispetto agli altri sistemi, non sembra operare in modo altrettanto armonioso…

Forse poichè, a differenza delle stelle, pur così sfolgoranti, ma anche così meccanicamente ligie al proprio nobile scopo, noi esseri umani abbiamo il privilegio del libero arbitrio.

La possibilità di scegliere, di differenziarci dalla meccanica necessità per libera volontà, unita al contempo ad un’altro grande dono: la consapevolezza.
Che dovrebbe permettere di comprenderci gli uni gli altri, di capire quanto siamo simili nelle nostre paure, incertezze, speranze.

Quant’è invece raro trovarsi insieme, caratteri e personalità diverse che condividono il medesimo cammino.
Ognuno con le proprie attitudini e capacità, ma pronti all’aiuto nei momenti di difficoltà, in cooperazione per il bene comune.

E quando si sperimenta concretamente questo connubio d’intenti, in un trekking come nella vita, vien davvero da pensare che

“Il grande mistero è perché non ci mettiamo tutti d’accordo per vivere meglio.”

Paolo Cadeddu

E.T. treks

Marterra

Dove sono?

Devo essermi perso… eppure i passi hanno seguito bene la rotta, in questo terrestre mare.
Tra onde montuose congelate, non solo metaforicamente, nello spazio tra due ghiacciai islandesi, sarò inciampato in un varco dimensionale.
Perché gli occhi affermano che mi trovo su Marte.

Allo stesso tempo, i polmoni dichiarano che la composizione dell’atmosfera è adatta alla vita umana: le percentuali di azoto ed ossigeno sono quelle giuste, respiro infatti senza fatica. Forse, sono ancora sulla Terra.

Fondamentale, prosegue il ritmico canto del cuore.
Che si esprime però più intensamente, emotivo com’è, esposto a questo inatteso paesaggio. E l’emozione si fa strada nella mente, conferendo potere all’immaginazione.

Fantastico ora su trek extraterrestri, sui mondi lontanissimi che vorrei esplorare, su quanto potrei imparare intrecciando dialoghi nel cammino con altre creature senzienti.

Alla scoperta di nuove configurazioni del pensiero, inediti percorsi dell’essere e trovando magari risposta alle domande dell’anima.

Avvicinamento

L’avvicinamento al trek è la fase che precede l’avvio di un trekking.
Generalmente tale fase, almeno per esperienza personale, comporta l’impiego di mezzi di trasporto, attese in stazioni, porti e/o aeroporti, transiti in città (se non metropoli) e, come potrai immaginare, non è proprio il massimo della vita per un trekker che vorrebbe solo?
Fare trekking, risposta esatta :-)

Ma, in qualche caso, l’approssimarsi al luogo d’inizio del percorso supera le aspettative.

Aeroporto di Berlino Tegel, 24 luglio 2017, ore 22:30.
Check-in effettuato, bagagli consegnati, controlli di sicurezza superati.
Dopo una lunga attesa, la porta del gate finalmente si apre.
Una leggera pioggia ci accoglie all’esterno, dove la notte e le nuvole avvolgono il cielo.
Entriamo nella cabina dell’aereo e prendiamo posto.
Trascorre ancora una mezz’ora prima che ci si tuffi verso l’alto, lasciando dietro di noi le luci della pista e della terraferma.
Mentre cerco di prendere sonno, ogni tanto guardo fuori dal finestrino: la notte ci fa compagnia, con qualche tremolante stella a salutarci.

Ore 23:30. Dovrebbe essere buio pesto, invece..

All’orizzonte si profila una tenue luminosità, che via via aumenta di intensità.
Razionalmente so cosa sta avvenendo: per il gioco di latitudini e longitudini nel nostro spostamento, ci stiamo approssimando alla zona del globo in cui la luce del sole è visibile. Eppure, istintivamente, stento a crederci.

Stiamo letteralmente risalendo il tramonto.

E’ un altro tuffo, questa volta al cuore.
L’orizzonte luminoso che si avvicina, che taglia in due la notte, mi porta a pensare a Bernard Moitessier, il grande navigatore che, nella sua Lunga Rotta, narrava del fascino della luce polare.

Antonio, seduto accanto, è in linea con i miei pensieri quando pronuncia ispirato:
“Sfuggiamo alla notte per ritornare alla luce”.

Si, è incredibile e vero allo stesso tempo. Vediamo ora distintamente l’oceano e le nubi sotto di noi, ed i picchi delle Fær Øer che si stagliano appena oltre, punto di passaggio verso la nostra destinazione finale.



Ore 2:00 (sull’orologio), ore 00:00 (locali).
Atterriamo all’aeroporto internazionale di Keflavik.

Siamo in Islanda.
Ritornati indietro nel tempo.
E con una gran voglia di camminare.

Ma…

Ore 3:00. Ci è ormai chiaro che i nostri zaini, completamente equipaggiati per l’avvio del trekking, insieme a centinaia di bagagli degli altri passeggeri, non sono arrivati.
Scopriremo più avanti che sono ancora nell’aeroporto di partenza, senza previsione certa di arrivo… (forse il “timegate” funziona solo per noi umani?)

Meraviglie della modernità, sorprese dell’avvicinamento.